Di: Marina Steffenoni
Non siamo a Betlemme, non c’è la grotta, il bue, l’asinello, la Madonna e S. Giuseppe, tuttavia intorno ad un nuovo nato c’è l’intera Palestina che lo va ad adorare, a prostrarsi dinanzi a lui.
Oggigiorno i nostri piccoli bambini vivono costantemente “l’adorazione” da parte degli adulti come piccole divinità, piccoli Gesù Bambino che possono solo essere adorati come “oggetti sacri”.
Le giovani donne lavorano tutte e tanto; il tempo passa ma spesso, solo quando l’orologio biologico suona, arriva il tardo desiderio di un figlio… di formare una famiglia.
Si corre fino a qualche giorno prima del parto perché si deve “fare” come se tutto fosse come sempre… c’è come una sorta di paura di fermarsi e di prepararsi a fantasticare attorno ad un evento che capovolgerà e sconvolgerà la vita di una futura madre.
Poi il bambino nasce, tutto è pronto: la culla, la cameretta, il corredino; ma spesso è il cuore della futura madre a non essere pronto per un evento così carico di emozioni nuove, spesso sconosciute, che portano ansia, paura, senso di solitudine, confusione.
Sei figlia e ti ritrovi madre, non è un passaggio immediato.
Ci si sente impreparati, ma c’è paura di dirlo, di sentirlo, perché intorno a noi tutto sembra essere certo… La pubblicità ci offre l’immagine di una mamma sorridente, bella, truccata con il suo bambino. Per te è diverso… ti trovi questo “esserino” che non conosci tra le braccia, temi che ci vorrà tempo per avvicinarsi a lui… e sei sola.
Spesso la tua famiglia non ti è vicina mentre le ore da trascorrere insieme sono insolitamente tante, soprattutto per chi è sempre stata abituata a passare molto tempo fuori di casa.
Il suo pianto ti spaventa perché risponde ad un dolore che all’inizio non si può comprendere ed è un’ esperienza difficile da attraversare… e allora si cerca di evitarla in tutti i modi.
E il Gesù Bambino adorato diventa un reuccio despota, che detta le regole della vita… che si spaventa ad affrontare ogni piccolo scoglio.
Omero nell’Odissea nel IX canto scrive “Da tempo sono fermo in quest’isola e non trovo rimedio: dentro di me si consuma il mio cuore.”
Ed è proprio così il Gesù Bambino si trova chiuso dentro questo castello dorato dove le emozioni non possono essere espresse perché spaventano gli adulti.
Credo che questa sia una storia che non può lasciarci indifferenti, ogni giorno la viviamo e la vediamo intorno a noi.
Come gestire questo fenomeno Gesù Bambino?
Queste giovani madri non godono più di una articolata rete familiare (come nel passato) che aiutava e supportava nell’affrontare i dubbi e le fatiche.
Come aiutarle ad incontrare il loro bambino come altro diverso da sé, da conoscere da contenere e anche da limitare per farne un adulto maturo capace di affrontare le difficoltà che la vita sottopone?
Un bambino non contenuto da limiti e regole soffre molto di più e rischia di andare allo sbaraglio senza protezione. Mi ritrovo spesso nel riportare ai genitori una metafora per me molto parlante:
“È come chiedere ad un piccolo di andare in alta montagna ma con il costume da bagno e le ciabatte…” .
Può farcela ma con quanta fatica!!!
Forse dobbiamo aiutarli ad organizzarsi una piccola valigia capace di contenere le attrezzature per le diverse situazioni…
Un figlio appena nato rappresenta qualcosa di sconosciuto rispetto all’esperienza passata, che si impara a conoscere poco per volta, e che ci permette di scoprire dentro delle potenzialità che non si credeva di possedere.
Diceva lo psicoanalista Franco Fornari: “ogni madre sa, ma non sa di sapere”.
Ecco perché è importante aiutare oggi una giovane madre a rinforzare la fiducia del suo sapere, contenere le sue preoccupazioni e le sue ansie, permettendole di ritrovare le sue “competenze”; aiutarla a stare nel non conosciuto e ad imparare ad osservare e ad entrare in contatto emotivo con il suo piccolo, con un essere diverso da lei.
Da diversi anni, insieme a due colleghe (educatrice, fisioterapista) seguo dei gruppi di mamme e neonati in un servizio pubblico dell’ASL di Milano nel primo anno di vita. Purtroppo questo servizio che si chiamava “Coccole e giochi” è stato chiuso per mancanza di fondi.
Ora, grazie ad un contributo del distretto di Zona 3 e ad un progetto integrato che inizia dalla gravidanza e si sviluppa attraverso la fase dell’immediato dopo parto, possiamo riprendere questi gruppi mamma/bambini.
Dapprima un percorso informativo e corporeo di accompagnamento alla maternità e all’immediato dopo parto, per garantire alle future mamme uno spazio di informazione, condivisione e ascolto di sé nelle varie fasi che caratterizzano il percorso nascita in tutti i suoi aspetti psico-corporei.
In una seconda fase, le mamme che hanno il desiderio di stare insieme ad altre mamme e ai loro bambini per giocare e parlare, possono trovare un luogo di osservazione del loro bambino e delle loro capacità genitoriali.
La mamma può sperimentare uno spazio per sé e condividere nel gruppo interrogativi, pensieri, emozioni.
Il bambino può fare le sue prime esperienze di scoperta del mondo su un grande tappeto.
Se vogliamo ritornare al nostro Gesù bambino, metaforicamente significa aiutare il genitore ad accettare e contenere anche il lupo, la tigre che sono dentro il loro piccolo, permettendo di vivere la rabbia, il pianto, la frustrazione senza fuggire ma attraversando con loro tutte queste forti emozioni che anche i piccoli possiedono. Dare loro quella piccola valigia che prima descrivevo, che li accompagnerà per tutta la loro vita.
Gli incontri si terranno a partire da questo mese di Marzo presso l’Associazione Eclectika in Via Eustachi 4.
Marina Steffenoni
Psicologa Psicoterapeuta